martedì 17 aprile 2012

L'ILLUMINISMO DEI ROSA-CROCE DI FRANCES A. YATES




Frances A. Yates, L’illuminismo dei Rosa-Croce, Mimesis Editore, 2011 (€.28,00).

Merita un plauso l'editore Mimesis per avere ridato alle stampe un'opera fondamentale della studiosa dell’Istituto Warburg, Francis Amelia Yates: “L'illuminismo dei Rosa-croce” (dopo che l'opera originale era stata pubblicata nel 1972 in Inghilterra e che l'edizione italiana del 1976, per i tipi di Einaudi, era andata esaurita da tempo).
Certe opere hanno il merito di segnare un punto di svolta, di abbattere paradigmi comunemente accettati, di aprire nuove vie alla comprensione di certi avvenimenti e di certe scuole di pensiero. Così è per quest’opera, sebbene la stessa autrice ci metta in guardia sin dalla prefazione da facili sensazionalismi: “Come può un rosacroce essere illuminista? Il fatto è che sto usando rosacroce in un senso strettamente e storicamente limitato, e non sto usando illuminismo nel suo usuale senso strettamente e limitatamente storico.(…) Rosacrociano in questo senso puramente storico rappresenta una fase della storia della cultura europea intermedia tra il Rinascimento e la cosiddetta rivoluzione scientifica del the XVII secolo.”
Rosacrocianesimo è dunque per la Yates uno stile di pensiero: “Vorrei cercare di persuadere le persone e gli storici ad usare il termine rosacrociano. Questo termine suscita pessime associazioni d'idee, dovute ad asserzioni acritiche di occultisti concernenti l'esistenza di una setta o società segreta, autodenominatasi Rosa-croce, di cui essi pretendono di descrivere la storia e l'associazione… Per parte mia vorrei suggerire di usare questo termine per definire un certo stile di pensiero storicamente riconoscibile (…)”.
La tesi della Yates è quindi che in quel delicato periodo che fece da tramite tra il Rinascimento e la rivoluzione scientifica ci fu continuità e non frattura.
Per dirla con le parole di Claudio Bonvecchio (il cui saggio d'apertura vale quasi quanto il libro stesso): “La Yates segnalava con sensibilità quasi profetica il profondo disagio dei contemporanei nei confronti del pensiero scientifico: considerato asservito alla tecnologia. Rilevando, nel contempo, come ciò desse origine ad un rinnovato interesse per l'esoterico e il religioso: visti entrambi in chiave compensative di un vuoto che sembrava - come è accaduto e accade ancora - non facilmente colmabile. Inoltre, questo interesse - e particolarmente quello per la tradizione esoterica - aveva alle spalle i sospetti del positivismo ottocentesco e del neo positivismo novecentesco, che vi vedevano una pericolosa deriva di latenze superstiziose o di nostalgie culturalmente regressive e antiscientifiche: da combattere con ogni mezzo e ad ogni costo. Non che, oggi, le cose stiano tanto meglio, anche se il ciclone della New Age - malgrado le deprecabili forzature, le ricadute culturali, la colpevole superficialità e il banale consumismo in cui è in corso - ha, quanto meno, avuto il merito di portare alla superficie e rendere osservabile (e parlabile) quanto in passato non lo era: come l'esoterismo, per l'appunto. E all'esoterismo o, più specificatamente, all'ermetismo sono rivolti gli sforzi della Yates che - protetta dal postulato dell'oggettività storica - vuole operarne un’intelligente ed attenta valutazione. Infatti (…) costante sarà lo sforzo di dimostrare che l'antico ermetismo, innestandosi sulla grande tradizione esoterica rinascimentale, è stato la levatrice di un moderno capace di coniugare l'uomo con la natura e con lo spirito. E non già di separarlo: come avverrà lentamente, con l'affermarsi di uno scientismo dogmatico, rozzo, positivista e metafisico. Su questa linea, la Yates ha profuso i suoi sforzi e le sue energie per ribadire che l'ermetismo/esoterismo non era in contrasto con il sapere scientifico, ma proponeva un sapere in cui l'uomo fosse il centro propulsore.”
D'altra parte, come dimenticare che Newton - considerato il padre intellettuale degli illuministi - incarnò alla perfezione questo trait d’union? Esemplificativo un passo del libro: “accostarsi a Newton attraverso l'alchimia rosacrociana può contribuire non solo a individuare il filone unitario dei suoi studi fisici e alchimistici, ma anche a integrarli con quelli sulla devozione ebraica, che troviamo alla base dei suoi studi storici”.
Per finire, in questa preziosa opera spicca come un importante documento il capitolo su “Rosacrocianesimo e massoneria”, che indaga il filo conduttore esistente tra queste due esperienze iniziatiche, senz'altro le più importanti dopo il periodo rinascimentale.
A completare il libro, in appendice, due dei manifesti Rosacrociani: Fama fraternitatis e Confessio fraternitatis.
                                                                                  Marco Rocchi

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